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ELETTROSCOPIO A FOGLIE D'ORO
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Versione relativamente moderna (1950) di un'antichissimo sistema che rivela la presenza di cariche elettriche. Già nel VI° sec. a.C. Talete di Mileto citava l'ambra gialla, che, per strofinio, acquista la proprietà di attirare fili, pagliuzze, piume. Con il tempo si scoprirono i diversi comportamenti delle varie sostanze e si realizzarono i primi sistemi rivelatori di "fluido elettrico" con mezzi basati su pendolini. Quando fu possibile ottenere fogli molto sottili di alluminio e di oro nacque questo sistema. In questo elettroscopio l'asta centrale è elettricamente collegata al piattello esterno,ma isolata dal corpo dello strumento.Quando un oggetto carico di elettricità statica viene a contatto con il piattello le due foglie d'oro si sollevano perchè attirate dall'asta centrale. In assenza di elettricità statica le foglie ricadono sui due piattelli laterali che,tramite i due pistoncini esterni, possono essere accostati all'asta centrale per proteggere le foglie d'oro.Tali foglie sono sottili al punto che,contro luce,sembrano di vetro azzurro. |
Il mio primo strumento fu un ohmetro-voltmetro autocostruito. Il galvanometro ( Siemens 1 mA f.s.,residuato bellico tedesco) proveniva da un tester (o era un ricambio) avendo la
scala in Ohm e due scale CC. Ne feci un ohmmetro con portate x1, x10 e un voltmetro con 4 portate CC, 10 V. f.s., 50 V. f.s., 100 V. f.s. e 500 V. f.s. Conseguita la licenza media
il preside, al corrente del prossimo trasferimento da Bolzano, mi chiese di donarlo, come ricordo, al laboratorio della scuola. Non mi pesò molto perchè avevo già in vista altro
multimetro Allocchio Bacchini che richiedeva una facile riparazione. All'epoca avevo già in mente un signal-tracer. Credo nel 1949, realizzai un contenitore metallico secondo le mie esigenze e realizzai una versione a valvole di signal-tracer. Nel 1962 e nello stesso contenitore,realizzai la versione a transistor e nell' 86 la versione, con alcune aggiunte, visibile nella foto. Della prima versione è rimasto il contenitore, la griglia dell'altoparlante, le manopole e le maniglie. |
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Sopra a destra. La sonda montata nei gusci di spina e presa volanti Geloso.
Il puntale della sonda e del cavetto di massa sono a vite e intercambiabili con uncini, coccodrilli, ecc. Il circuito rivelatore è a duplicazione di tensione. Trattandosi di un insieme di circuiti elementari lo schema elettrico non
viene presentato. Di lato lo schema a blocchi. Il generatore di onda quadra a 1 Khz 3 Vpp (uscita A) è costituito da un 74SN00 e con un circuito distorcitore si ottengono armoniche ricevibili sino a oltre i 300 Mhz (uscita B). Il wattmetro BF può essere commutato sull' altoparlante interno o su una presa esterna, ha due carichi fittizzi (4 e 8 Ohm) e le portate f.s. sono 1,5 W., 15 W., 50 W. con una buona risposta tra 10 Hz. e 270 Khz. I vari jack consentono l'uso separato del pre, dell'attenuatore e dell'amplificatore. L'alimentazione è data da accumulatori al Ni-Cd 12 V. 2,5 A. sistemate all'interno e il piccolo galvanometro, visibile sul pannello in alto a destra, ne permette il controllo. |
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Il BC 221 D acquistato, credo, sul finire del 1952
(o inizio 53 ?) per l'astronomica cifra di £ 20.000. Era lo strumento
più ricercato da industrie, università, OM, riparatori radio e
hobbysti di un certo calibro.Questo esemplare ha lo stesso n° di
matricola sul libretto di calibrazione, sul telaio dello strumento e sul contenitore, risulta costruito nel 1941 dalla BENDIX. Appena acquistato
feci un alimentatore da rete secondo lo schema originale (TB 11-300-3)
sistemato nel vano porta batterie e lo usai, con molta cura, sino al 1975,
anno in cui la 6A7 diede segni di vecchiaia. Una fortunata circostanza mi
permise di entrare in possesso di altro BC 221 AK, più
recente, modulato, con valvole 6SJ7Y , 6K8 e con quarzo DC9 P. Il BC 221 D
finì in un armadio in cantina sino al giorno in cui giochicchiando con un
paio di 2N3819 mi venne ...! Presi il vecchio BC221D, sfilai la
6A7, ruppi il bulbo di vetro e all'interno dello zoccolo realizzai
un circuito oscillatore-mixer, staccai il filo della anodica e diedi 9 V,
lo strumento funzionava. Immediata rottura dei bulbi delle 76 e 77, altri
circuiti appropriati (sempre con 2N3819) nei loro zoccoli, 9 V. stabilizzati sul filo che era
della tensione anodica, ripetuti controlli con il libretto di
calibrazione, con le stazioni WWH, all'oscilloscopio, qualche aggiustamento alle polarizzazioni e il BC221
D è ora allo stato solido. In una seconda fase ho tagliato il vano
portabatterie (altezza quasi dimezzata) ho messo un led sopra la targhetta e
il morsetto esterno è stato eliminato, sostituito da un bnc visibile nella
foto. La già notevole stabilità dell'oscillatore è ulteriormente migliorata,
la precisione è rimasta invariata, ma è minore l'ampiezza sia del segnale R.F. sia
del segnale audio. Strumento obsoleto ? pezzo da collezione ?
Sicuramente, ma per certi controlli non ho ancora trovato un valido sostituto.
Unico neo,superabile, è la zona di silenzio che inizia circa 6 hertz prima
del battimento zero e termina 6 hertz dopo. Questo per le inevitabili carenze
dell'amplificatore audio e per una caratteristica dell'orecchio umano.Come ovviare a questo neo è anche una questione di scelte. Alcuni applicano un
tubo RC da 1", altri un occhio magico, altri un galvanometro a zero
centrale, io ho preferito un circuito con indicazione a due led intermittenti, rosso quando
sono sopra il battimento zero, verde quando sono sotto, led spenti errore max possibile 1 hertz.
Alcuni dati, comuni a tutti i BC221, desunti dal TM 11-300: - frequenzimetro eterodina da 125 Khz a 20 Mhz. - strumento non attendibile a temperatura ambiente di - 30° C. - errore max 0.034 % nel caso di: - urti - pressioni sul DIAL UNITS - variazioni termiche interne di 5° C. - variazioni di carico sulla presa di antenna - errore del quarzo di calibrazione. | |
Curiosità. Per molti OM in tutto il mondo questo strumento è stato il loro primo VFO. Risulta che in USA vi siano ancora OM che operano con questo estemporaneo VFO. |
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Altro frequenzimetro
eterodina acquistato a fine 1979, ma con una costruzione e portate ben
diverse. I componenti dei circuiti a RF sono all'interno di un grosso
contenitore stagno disidratato, con una valvola per ridurre la pressione
interna e ad alto isolamento termico. Le valvole sono della serie WA e i quarzi
di calibrazione sono 2. E' un URM-32A reperito a Lugano completo di
manuali d'uso e di servizio, di alimentatore, di parti di ricambio e degli attrezzi costruiti per questo strumento.
Dal manuale risulta che il range è da 125 Khz a 1 Ghz, ma lo strumento è
utilizzabile sino a oltre 1,7 Ghz. Dell'attuale versione allo stato solido se ne vedono pochi esemplari, tutti danneggiati da fuoriuscite di liquidi dalle batterie poste in un cassetto sopra al circuito. |
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